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  • Writer's pictureNicolò Masia

Lavoro, la settimana corta sta diventando realtà?

La famigerata settimana lavorativa "corta" , già usata in tantissimi paesi, pare stia diventando realtà - poco a poco - anche in Italia. Sempre più aziende stanno cercando di bilanciare ogni giorno di più la vita professionale con quella privata. Cercando anche di risparmiare in determinati spazi aziendali e in determinati periodi.



MA DI COSA SI TRATTA?


Come ha riportato il Sole 24 Ore, a usufruire della settimana corta sarebbero soprattutto le grandi imprese - spesso multinazionali - vedendo quello che succede nelle multinazionali straniere di Spagna, Belgio e Regno Unito.

In Italia si trattano più che altro di sperimentazioni legate a contatti aziendali.

Tra le novità che porterebbe la settimana corta ci sarebbe la chiusura il venerdì alle 12 con 3 ore di ROL - permessi retribuiti in busta paga - per tutti i dipendenti




MAGGIORE RETRIBUZIONE


Tra le altre novità della settimana corta ci sarebbe una maggiore retribuzione,

turni di sette ore pagati come fossero di otto. Un esempio è il caso della Toyota, che attraverso un accordo di secondo livello ha voluto coniugare l’aumento di produzione con l’uso dello stesso stabilimento aziendale.



FLEXY WEEK - COS'È


È un approccio molto usato entrato in vigore dal 1° gennaio 2021, cui si tratta di una policy aziendale che prevede una giornata libera o due mezze giornate libere a settimana. Questa regola, unita al lavoro agile, ha permesso alla divisione italiana di chiudere a luglio e agosto e lavorare da casa.


GLI ASPETTI POSITIVI E NEGATIVI


Tra i vantaggi, spicca su tutti la possibilità di godere di un giorno libero a settimana ed una riduzione netta dell’orario di lavoro di un’ora e mezza a 36 ore settimanali.

Per quanto riguarda gli aspetti negativi, i sindacati lamentano come questa idea non toccherebbe tutti i dipendenti, ma solo quelli che lavorano negli uffici. Questo determinerebbe quindi ad una disparità di trattamento tra impiegati delle filiali e delle centrali.

A questo si aggiunge, la richiesta dei sindacati orami avanzata da molto tempo di disciplinare quanto prima anche lo smart working, compresi i tempi di disconnessione e le questioni economiche.



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